Resilienza è una parola con tanti significati diversi: in contesto ingegneristico è la capacità di un materiale di resistere a forze impulsive (ovvero, della capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi).
Anche in informatica ci si imbatte nella resilienza: è l’idoneità di un sistema ad adattarsi alle condizioni d’uso e di resistere all’usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati (per gli anglofili stiamo parlando di “business continuity).
E poi in biologia, ecologia, odontoiatria, protezione civile, addirittura religione… insomma un termine presente dappertutto con significati diversi secondo lo scenario di riferimento.
Ma l’aspetto che più ci interessa è la resilienza nelle scienze sociali e in psicologia. E proprio per questo mi sembra utile partire subito con dei sinonimi di resilienza: elasticità e mobilità. Due parole che dicono tantissimo e che ci portano al significato più prezioso per questo articolo: resilienza come “somma di abilità, capacità di adattamento attivo e flessibilità necessaria per adottare nuovi comportamenti una volta che si è appurato che i precedenti non funzionano”.
In psicologia infatti, resilienza connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. Non è quindi solo capacità di resistere, ma anche di “ricostruire”la propria dimensione, il proprio percorso di vita, trovando una nuova chiave di lettura di sé, degli altri e del mondo, scoprendo una nuova forza per superare le avversità. Si tratta di un processo individuale, ovvero che si costruisce nella persona in base alla personalità, ai modelli di attaccamento e agli eventi di vita e pertanto si verifica in modo differente in ognuno di noi.
L’esito di un siffatto processo non può che essere “la riorganizzazione del percorso di vita, la possibilità di trasformare l’evento doloroso e traumatico, l’esperienza e il vissuto di crisi in un processo di apprendimento e crescita: resilienza intesa come conoscenza, elaborazione ed educazione (da “e-ducere”) dell’evento.”
” le difficoltà rafforzano la mente così come il lavoro irrobustisce il corpo”
Seneca
Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirci sopra. Gli antichi chiamavano il gesto di risalire sulle imbarcazioni con il verbo “resalio”. Forse il nome della capacità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, deriva da qui.
Definizione sintetica ma efficacissima, in psicologia, è quella che vede la resilienza come la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità della vita e uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato.
Essa é piú della semplice capacitá di resistere proteggendo il proprio io da circonstanze difficili, é pure la possibilitá di reagire positivamente a scapito delle difficoltá e la voglia di costruire utilizzando la forza interiore propria degli essere umani. Non é solo sopravvivere a tutti i costi, ma è avere la capacitá di usare l´ esperienza nata da situazioni difficili per costruire il futuro.
Le recenti ricerche sull’ argomento hanno evidenziato come ogni persona abbia in sé le risorse e le abilità per affrontare al meglio qualsiasi crisi e difficoltà. Queste abilità possono essere insegnate a partire dalla più tenera infanzia nonché incrementate. Si può concepire la resilienza come una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto con l’esperienza, i vissuti e, soprattutto, con il modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono.
Le caratteristiche della resilienza sono:
“insight” o introspezione: la capacitá di esaminare se stesso, farsi le domande difficili e rispondersi con sinceritá.
Indipendenza: la capacitá di mantenersi a una certa distanza, fisica e emozionale, dei problemi, ma senza isolarsi.
Interazione: la capacitá per stabilire rapporti intimi e soddisfacenti con altre persone.
Iniziativa: la capacitá di affrontare i problemi, capirli e riuscire a controllarli.
Creativitá: la capacitá per creare ordine, bellezza e darsi obiettivi partendo dal caos e dal disordine.
Allegria: disposizione dello spirito all’allegria, ci permette di allontanarci dal punto focale della tensione, relativizzare e positivizzare gli avvenimenti che ci colpiscono.
Morale: si riferisce a tutti i valori accettari da una societá in un’epoca determinata e che ogni persona interiorizza nel corso della sua vita.
Secondo gli specialisti, l’atteggiamento resiliente è dinamico e passa attraverso diverse fasi di difesa per contrastare traiettorie evolutive negative.
Una persona resiliente passa attraverso una fase di rivolta e il rifiuto di sentirsi condannata alla sofferenza.
In un secondo momento, sopraggiungono il sogno e il senso di sfida, cioè il desiderio di uscire dal trauma, prefiggendosi un obiettivo.
Si nota anche un atteggiamento di rifiuto, che consiste nel crearsi un’immagine di persona forte pur di difendersi dalla compassione altrui, anche se resta sempre una certa fragilità interiore.
Infine, il senso dell’umorismo che una persona resiliente tende a sviluppare nei confronti del proprio trauma. E’ un modo per non compatirsi e per smettere di essere visti dagli altri come vittime della vita.
Di fatto l’individuo resiliente presenta una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: è un ottimista e tende a leggere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato; tende a vedere i cambiamenti come una sfida e un’opportunità, piuttosto che come una minaccia; di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza.
A determinare un alto livello di resilienza contribuiscono diversi fattori, primo fra tutti la presenza all’interno come all’esterno della famiglia di relazioni con persone premurose e solidali. Questo tipo di relazioni crea un clima di amore e di fiducia, e fornisce incoraggiamento e rassicurazione favorendo, così, l’accrescimento del livello di resilienza.
Gli altri fattori coinvolti sono:
una visione positiva di sé ed una buona consapevolezza sia delle abilità possedute che dei punti di forza del proprio carattere;
la capacità di porsi traguardi realistici e di pianificare passi graduali per il loro raggiungimento;
adeguate capacità comunicative e di “problem solving”;
una buona capacità di controllo degli impulsi e delle emozioni.
Per concludere la resilienza è data dall’interazione tra
CIÓ CHE IO HO (risorse esterne)
persone che mi circondano di cui mi fido e a cui voglio bene;
persone che mi pongono dei limiti, così che io sappia fino a che punto posso arrivare e dove mi posso fermare;
persone che, attraverso il loro comportamento, mi mostrino come agire in maniera giusta e corretta;
persone che vogliono che io impari a fare le cose da solo;
persone che mi aiutino quando sono in pericolo, sono malato o ho bisogno di imparare.
CIÓ CHE IO SONO (forze interiori)
una persona che può piacere e che può essere amata;
contento di fare le cose per gli altri;
una persona che ha rispetto per se stessa e per gli altri;
responsabile delle mie azioni;
sicuro che ogni cosa andrà bene.
CIÓ CHE IO POSSO FARE
parlare agli altri di cose che mi spaventano o mi preoccupano;
trovare il modo per risolvere i problemi che incontro;
controllarmi;
trovare qualcuno che mi aiuti quando ne ho bisogno.
Tutto questo implica cercare nuove opportunità di crescita, assumendosi il rischio di vivere la propria vita come protagonista e non come spettatore.