Giuseppe Ripa, che ho visto in mostra a Spoleto, mi ha letteralmente rapito con i suoi paesaggi lunari fatti di abbandono e residui di post-modernità.
Una dimensione onirica e preintellettuale si sovrappone all’atmosfera da dopo-bomba, dove sembrano sopravvivere i mostri della produzione industriale, la matematica casualità dei driftwood e la presenza inconsapevole dell’uomo, astratto spettatore fuoricampo.