Vita Sackville West

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Sicuramente più conosciuta per la sua vita “scostumata” (dal titolo di uno dei suoi romanzi più noti: La signora scostumata), per la sua intima amicizia con Virginia Woolf, per la passione che la legò a Violet Trefusius, per il bizzarro matrimonio con Harold Nikolson (entrambi attratti da persone dello stesso sesso, si concessero a vicenda ampie libertà, pur mantenendo un forte legame familiare), che non per la sua attività di romanziera, Vita Sackville-West fu uno dei personaggi più allegramente trasgressivi e passionali del secolo scorso.

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Ma l’aspetto di Vita forse meno conosciuto è legato alla sua passione per il giardinaggio. Ne è stata una grandissima esperta: per 15 anni, dal 1946 al 1961, tenne una rubrica sull’«Observer», pubblicata in Italia con il titolo Il giardino alla Sackville-West. Il suo White garden: «un giardino “grigio e bianco”, un mare di cespi dal fogliame grigio, intervallati qua e là dagli alti fiori bianchi…le bianche trombe di gigli regali, tra il grigio dell’artemisia e della santolina, con il Dianthus “Mrs Sinkins” e le coltri argentee di Stachis lanata, più familiare e più simpatica con i nomi inglesi “orecchia di coniglio” o “pezzuola del Salvatore”. Ci saranno viole del pensiero bianche e peonie dello stesso colore, e iris bianchi dalle foglie grigie…»

(cit. Alisa Del Re, Università di Padova)

Adesso ripubblicato in splendida edizione “Il libro illustrato del giardino” per i tipi di Elliot è una lettura che consiglio per approfittare dei tanti livelli di lettura che questa raccolta di articoli ci offre: competenze sterminate sul giardinaggio e la cura delle piante, humour britannico senza risparmio e tanta abilità nello scrivere. Vita Sackville scriveva di giardini forse un pò per ripiego, non immaginando che in ogni caso stava lasciando dietro sè grandi tracce letterarie. Sua passione la poesia e la prosa ricercata. si è sempre vista come una scrittrice prestata un pò per caso alla rubrica sull’Observer.

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http://en.wikipedia.org/wiki/Vita_Sackville-West

http://it.wikipedia.org/wiki/Vita_Sackville-West

 

Piccola filosofia di un grande amore: La vela

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Perchè si va a vela? Perché andare in barca è non soltanto un modo per tuffarsi nella natura, per conoscere se stessi, i propri orizzonti e i propri limiti, ma soprattutto per vivere in un’altra dimensione, per tanti motivi diversa da quella che si vive ogni giorno sulla terraferma.

L’andar per mare – e in mare non vi son certezze – implica una filosofia del viaggio tutta particolare; è scomodo, richiede abilità, un certo sforzo fisico, resistenza alla fatica, sangue freddo; infine, può essere rischioso.

Ma restituisce il senso dell’avventura in un modo antico, dove il tempo, lo scorrere del tempo, nonostante il prezioso ausilio delle nuove tecnologie per stabilire la posizione o misurare le distanze, non è sostanzialmente cambiato rispetto al passato. Un’isola raggiunta in aereo è un’isola come tante altre; raggiunta dal mare al termine di una traversata piccola o lunga che sia, diventa un luogo incantato.

Il viaggio – non importa dove si va, quel che importa è andarci – accende le emozioni e libera la fantasia, tra desideri e rimpianti, nostalgie e speranze. Con le sue giornate di calma piatta oppure di pieno sole in un cielo sereno, di brezza o di vento forte, di burrasca o tempesta, il viaggio a vela è un’allegoria della vita, la vita stessa.

Piero Ottone
Ed. Longanesi