Noi esseri umani siamo macchine progettate per comunicare, ma celiamo un sottile paradosso: alla base delle nostre relazioni ci sono sempre malintesi.
“Come mai non ci capiamo? Come mai, in un’epoca che si definisce l’epoca della comunicazione, il nostro procedere è fatto di passi falsi, di conversazioni approssimative, di un non prendere e di un non essere presi?”
Con queste domande si apre Il malinteso di Franco La Cecla, nel quale l’antropologo affronta il tema della diversità, ribaltandone ruolo e prospettive: il malinteso, ci dice La Cecla, può trasformarsi in un’opportunità. Del resto, quando andiamo a teatro il valore del malinteso ci è subito chiaro: sul palcoscenico il malinteso viene messo in scena, si amplifica acquistando immediatamente una valenza poetica.